Story

Data di fondazione del Club: 1 luglio 2010


Pietro Pandian
Articolo tratto dall'Arena del 13-10-2013

"Il «barone» della Vespa. Se ci fosse un'università del famoso scooter, almeno a giudicare dai vespisti della Val d'Alpone, il magnifico rettore sarebbe Pietro Pandian. A lui, alle sue 87 primavere, si inchineranno, oggi, a San Giovanni Ilarione, i vespisti valligiani e non: a lui, che per una vita, ha accudito, smontato e rimontato, elaborato, coccolato gli storici scooter Piaggio. In onore di Pandian alle 10 sarà sventolata la bandiera del Vesparaduno che farà saltare in sella anche il sindaco Ellen Cavazza. «Perchè dire Vespa in vallata è dire Piero!», dice Andrea Zenari, che è l'odierno presidente del Vespaclub ma è un «ex bambino», cresciuto a pane e officina di Piero, che si stupisce e si commuove quando, per esigenze fotografiche, salta in sella alla Vespa del nipote, color verde acqua. «La mia, la prima arrivata in zona, era color cenere. Un 125 che valeva più di un sogno», racconta invece l'anziano, commosso. In principio fu Pietro, il papà, che gli passò nome e passione: lo fece con lui e con il fratello Angelo, entrambi praticamente cresciuti in officina. Papà faceva il fabbro, «ma con l'arrivo delle prime biciclette, a diventare meccanico bastò poco», racconta Pietro. Dalla bici alla Vespa, però, ne passa: «Sì e no», dice lui vantando una passione diventata tecnica. In officina dai Pandian arrivava di tutto: trattori, auto, moto, «e anche le macchine da cucire di Arcidoro Soprana. Venivano tutti qua», racconta. Da autodidatta, mise le mani sulle prime Lambretta, la passione di suo fratello Angelo ma anche di Nello Zandonà, suo «allievo» di officina. Poi Angelo litigò col rappresentante di zona che autorizzava le riparazioni. È la vittoria di Pietro, che la Lambretta la tollera ma stravede per la Vespa: «La Vespa ha la trasmissione diretta della forza, è bella, maneggevole: è la Vespa». Per essa, Pietro abbandonò la vecchia Triumph, rimpiazzata solo tanti anni dopo con la mitica Guzzi. Quando, nel 1952, arrivò la Vespa, la prima, «davanti a casa c'era mezzo paese. Solo a sentirla venivano i brividi, era il massimo. Se avessi potuto portarmela a letto, lo avrei fatto», confessa. Nella sua vita intanto entra Silvia, che sposerà nel 1955. Ed è lei a raccontare cosa fu quel primo giro con Pietro: «Destammo scandalo in famiglia, perchè così vicini, come sulla Vespa, non eravamo stati mai». Pietro è più pragmatico ed ironizza: «Silvia era un carico funzionale a bilanciare la Vespa». Tra una corsa e l'altra, le sfide a superare il trenino della Saer, Pietro divennne «il» meccanico della Vespa. Angelo faceva la spola avanti e indietro dai magazzini, alla guida del furgoncino con l'enorme scritta Piaggio, che faceva sbiancare i meccanici non autorizzati. Pietro, quindi, andò a Pontedera, a scuola di Vespa, e Neri Voghera (che nei primi anni Cinquanta a Verona voleva dire Piaggio) gli consegnò il diploma da primo meccanico autorizzato della zona. L'apertura delle prime fabbriche, la diffusione del lavoro femminile, la facilità di gestione della motoretta si traducono per Pietro e Angelo in anni d'oro di lavoro. Anni in cui, giura Pietro, «per ogni 10 Lambretta c'erano 100 Vespa». Nel 1960 arrivò «la verdina», la seconda Vespa di Pietro. Due anni dopo nacque Claudio, suo figlio: nel Dna non poteva che avere la Vespa e papà Pietro non si fece pregare quando il figlio gli chiese di comprargliela per andare a lavorare. L'ultima corsa in Vespa, però, Claudio la poté fare l'11 agosto del 1978: un incidente stradale spense per sempre il sorriso di quel ragazzo che aveva solo 16 anni. A quel punto Pietro mise da parte la passione per la Vespa, per tanto tempo. Ma poi ricominciò, perchè armeggiare sulla Vespa diventa un modo per sentirsi il figlio Claudio vicino attraverso la stessa, rombante passione. Così fino ai primi anni Novanta, quando Pietro tornò all'antica passione, quella di lavorare il ferro. In pensione, però, non c'è mai andato: ancora oggi chi ha una Vespa ed ha un problema, passa dall'officina che adesso è un laboratorio artistico. Se c'è una soluzione c'è da scommetterci che ce l'ha Pietro."

Paola Dalli Cani

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